Dura, la piscina inutilizzata

Nei momenti di pausa dal lavoro uscivo fuori per assaporare l’ambiente misto di ruderi meravigliosi coperti da erbacce e dimenticati come fossero relitti ingombranti, piccole abitazioni in pietra che testimoniavano un passato denso di difficoltà, piccole stanze quasi buie diventate discariche di ogni genere, che lasciavano ancora intravedere le splendide architetture povere, ma che denotavano un gusto per l’armonia. Archi immensi di pietre enormi resistevano ancora al tempo. Perfino quello che poteva essere l’ambiente per il bestiame aveva una bellezza che dimostrava amore.
Gli uomini incontrati per strada salutavano per iniziare la conoscenza e spesso invitavano in casa a prendere una tisana  o un tè, orgogliosi di far vedere la loro casa e i familiari.
Era difficile la comunicazione in un inglese spesse volte approssimato, ma il linguaggio dei gesti spesse volte era molto più efficace.  Parlando con un signore che mi mostrava la casa che stava costruendo non ho potuto fare a meno di complimentarmi per la bellezza della facciata completamente in ceramica con dei bellissimi disegni intarsiati. Ogni disegno aveva un significato che si fondeva con i valori tradizionali. Era un piacere sentire questo intreccio di antico con il moderno e ho continuato ad esprimere la mia ammirazione. Mi ha guardato in silenzio e poi mi ha detto: “your eyes are beautiful”. Non ho compreso subito quello che voleva dirmi e ho chiesto di spiegarmi: i miei occhi erano belli perchè vedevano e apprezzavano le cose belle.
Questa frase mi è entrata dentro come una musica che mi ha accompagnato per tutta la mia permanenza e ha dato un’impronta al mio modo di vedere quello che ruotava intorno a me.
Lo scuolabus donato dal Comune di Siena ci portava in luoghi sperduti dove vivevano bambini che fin dalle prime luci dell’alba venivano prelevati dalle loro misere abitazioni per essere portati alla scuola materna di Bentalreef a Dura.
E’ un obiettivo importante offrire una scuola materna dove bambini e bambine possano interagire e iniziare così una convivenza non separatista.
Quello che mi ha sorpreso nell’atteggiamento delle educatrici nei confronti dei bambini è stata la “fermezza gentile” nel far rispettare regole di convivenza. Le educatrici non urlano, è sufficiente un gesto o uno sguardo per far ubbidire i bambini.
E’ stato automatico, per me fare un confronto con la nostra scuola.
Il clima di rispetto delle regole di convivenza si respira anche nella strada, in qualsiasi luogo dove andavamo. Era bellissimo seguire i ragazzi  del corso di formazione che ci guidavano fra i posti caratteristici di Dura: il mercato, il corso, le scuole, le case antiche disabitate che ancora resistono fra le nuove costruzioni, così come era bellissimo essere presentati ai loro conoscenti che ci offrivano sempre qualcosa come un rito, come segno di amicizia e accettazione.
Era sorprendente vedere il buon uso delle strutture che erano state costruite grazie al progetto Italia-Palestina.
Unico neo: la piscina, rimasta inutilizzata, perchè ancora è radicato il separatismo fra maschi e femmine che impedisce di trovare una formula di gestione per  un’armonica convivenza.
Era sorprendente vedere intere famiglie che arrivavano nel bellissimo parco di Dura, in gruppo, alcune addirittura in taxi, genitori che giocavano con i figli spingendo altalene, passeggiare con i figli con dedizione ed entusiasmo.
E’ stato concepito e girato qui il primo cortometraggio del gruppo: Fatima, l’anziana signora, litiga con un giovane, litiga perchè il ragazzo le sta impedendo qualcosa, fino a che la donna con scatto rabbioso entra nel pulmino, si mette al posto di guida e parte, disubbidendo alle regole maschili che vedono la donna succube e remissiva.
Ripensando ora, posso dire che non è stato un caso evidenziare la ribellione del femminile proprio sullo spazio della piscina inutilizzata.

(Renzo Barbetti)